Chiuso il giro delle mura, la strada porta in via Talacchio. Alla fine del trivium (la parte bassa del castello) da cui si può ammirare tutto il castrum (la parte alta) chiusa nelle mura, oggi c’è il palazzo comunale. Nel libro dei Palma si menziona la chiesa di S. Sebastiano che si trovava nello stesso punto e che venne demolita nel 1754. 

Nello spazio antistante si ricordano i caduti delle due guerre mondiali.

La strada che porta a Talacchio ha perso l’eco della importanza culturale che ha avuto, ma mantiene la bellezza del paesaggio.

Ancora il libro dei Palma sottolinea l’esaltazione fatta da personaggi illustri della fertilità dei campi, della salubrità dell’aria, della cordialità della gente, di un luogo che, più degli altri vicini, ha facilitato la convivenza di persone affini per l’  interesse per lo studio delle lettere e delle discipline umanistiche.   Nel castello di Talacchio hanno vissuto famiglie particolarmente famose per valore culturale o spirituale: la famiglia Amadori, un cui membro divenne capo della Milizia spirituale e che governò la Cattedrale; le famiglie Pucci, Santi e Ferri di Urbino vi si trasferiscono portando la loro conoscenza nel campo della giurisprudenza. 

Oggi quando si parla di Talacchio ci si riferisce soprattutto alla cosiddetta Piana di Talacchia e alla presenza di uno sviluppo urbanistico che è soprattutto segno di una crescita di attività economiche. Sicuramente un risarcimento per quanti in quelle zone ha lavorato per anni nelle miniere di zolfo. 

Ma è una strada che vale assolutamente la pena percorrere, guardandola non come spazio di attraversamento ma presenza dominante e forte pur con le trasformazioni avvenute.